14 dicembre, 2010

A tu per tu con... Angelo Macchiavello!

a cura di Riccardo Barbagallo
 
Partecipando alla Fiera della piccola e media editoria di Roma, ho avuto modo di riscontrare molte aspetti piacevoli, ma quello che mi ha colpito di più rispetto ad altre, sono… I giornalisti! Spesso sono lì per lavoro e basta, ma a volte portano dentro di sè una vera e propria passione per i libri e l'editoria... Incuriosito da questa cosa, ho deciso di rivolgere delle domande ad un giornalista vero e autorevole: Angelo Macchiavello.
Angelo Macchiavello è nato a Busto Arsizio, provincia di Varese. Ha sempre abitato a Milano perchè suo padre, anche lui giornalista (Corriere), lavorava lì. Ha frequentato l'università senza però finirla, perchè era riuscito a trovare lavoro e non voleva rinunciarvi. Lui come tanti giornalisti, ha iniziato la sua carriera collaborando un po’ per caso, con un piccolo giornale: Il tennis italiano. Naturalmente agli inizi i compiti a lui affidati dai vari caporedattori non erano complicati e difficili, ma frequenti. Così come per caso iniziò a collaborare con diversi giornali, per caso fu anche il suo arrivo in tv. Il capo della società che produce Nonsolomoda, Giorgio Oldani, cercava un giornalista che fosse esperto di cani e gatti per una serie di puntate che sarebbero andate in onda su
 Canale 5. E chi meglio di lui: allevava “mastini napoletani”!!! Fu allora che iniziò la scalata, fino all’assunzione nell’allora Fininvest. Fece vari reportages per l’ Arca di Noè, il programma di Licia Colò, dopo qualche anno passò a condurre il tg, un passaggio obbligatorio per ogni giornalista, fino ad arrivare ai giorni d’oggi, dove i suoi servizi vertono per la maggior parte sulle guerre: su questo tema infatti, è un vero e proprio esperto. Ha raccontato con grande emozione e professionalità varie guerre: ha iniziato dal conflitto nei Balcani.
Penso che il primo servizio come inviato di guerra non lo scorderà mai (quella in Kosovo). Per lui è stato uno choc, abituato a essere sempre presente nei luoghi di battaglia durante i momenti di tregua, vedere e dover raccontare i morti fatti a pezzi. Dice che occorre essere giornalisti in qualsiasi occasione, a maggior ragione se si è inviati di guerra, quindi consci dei rischi a cui si va incontro. Insomma che dire: un grande inviato! (fonte bio:http://members.xoom.it/gimbo15/)

Angelo, tu sei un giornalista molto bravo e professionale, con esperienze di documentazione di eventi molto importanti alle spalle, come le guerre e i conflitti che hanno caratterizzato questi ultimi anni. Immagino che siano stati eventi significativi per te, sia a livello professionale che a livello umano. Hai mai pensato di raccogliere queste tue esperienze, così forti, in un libro?
Il libro è pronto o quasi. Ne ho scritto più di metà ma sono pigro e non lo concludo mai. Inoltre credo che un giornalista televisivo abbia già raccontato tutto nei suoi servizi e un libro non sia altro che la ripetizione di quanto ha già detto.

Molti giornalisti, soprattutto televisivi, pubblicano libri oltre a documentare i telespettatori sul piccolo schermo. Secondo te, quali sono le motivazioni reali che spingono un giornalista a utilizzare una pubblicazione per arrivare ai lettori, oltre agli strumenti che ha a disposizione per la natura del suo lavoro?
E’ quello che ti dicevo prima. Un televisivo secondo me non dovrebbe sentire la necessità di un libro. Se lo scrive è perchè forse non ha potuto raccontare tutto nei suoi servizi oppure è una forma di narcisismo.

La tecnologia sta modificando molto sensibilmente il nostro modo di vivere, sotto tanti aspetti, e anche nell’editoria sta dando il suo segno (qr-code, ebook, ipad…). Come vedi il mondo dell’editoria in rapporto alla tecnologia, in questo momento? I libri sopravviveranno a quest’invasione di nuovi strumenti? O saranno duramente colpiti e sconvolti come altri settori?
Io sono fedele al libro, alla carte, al girare le pagine. Il resto per me non esiste. Adoro le case con le librerie piene di libri letti.

Quando acquisti un libro, il fatto che sia noto, magari perché edito da una grande casa editrice, che sfrutta giustamente i mezzi di comunicazione e di promozione che ha a disposizione per pubblicizzarlo, o meno noto, quindi magari edito da una casa editrice minore o emergente, influenza la tua scelta? Come? Perchè?
Io compero libri in base alle recensioni, ai suggerimenti degli amici e a quello che mi attira in libreria. La pubblicità su di me funziona poco.

Si sta diffondendo negli ultimi anni il fenomeno dell’editoria a pagamento. Che cosa ne pensi? Che opinioni hai al riguardo?
Dell'editoria a pagamento so poco o nulla, comunque non mi attira. Credo che un buon libro trovi sempre un editore.


Fonte immagine: facebook.com

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